Battaglie In Sintesi
13 settembre 1759
Di antichissima stirpe, nacque nel castello di Candiac, nel Gard (Francia), il 28 o 29 febbraio 1712. Ricevette una buona educazione, e già a 9 anni divenne ufficiale del reggimento Hainaut, entrando in funzione effettiva a 15 anni. Nel 1729 comperò il grado di capitano da Labady, e nel 1733 fece la sua prima campagna sotto il duca di Berwick, sul Reno. L'anno dopo fu a Philipsbourg; nel 1735 a Clausen. Nella guerra di Successione austriaca combatté nelle Fiandre e nella Boemia, e nel 1744-45 in Italia, sotto Maillebois, era presente alla presa di Pavia e di Piacenza, e a Rivaronne. A Piacenza si distinse, fu ferito 5 volte, e fu preso prigioniero. Nel '47 tornò in Francia, fu promosso brigadiere; ritornato al campo, fu ferito all'Assietta. Nel gennaio 1756 fu nominato maggior generale al comando delle truppe francesi nel Canada. Salpò da Brest con 2 battaglioni (1200 uomini). La storia delle sue azioni nel Canada, dei contrasti col governatore Vaudreuil, dei pochi aiuti ricevuti dal governo (non ebbe mai per le sue grandi battaglie più di 5300 uomini), e la sua brillante strategia a Charagen, Ontario, Oswego, Ticonderoga e Fort William Henry, la disperata difesa di Québec, dove trovò la morte, il 13 settembre 1759, appartengono alla storia generale. Fu uno dei più grandi generali della storia, seppure sfortunato. Se Québec fu presa, fu per colpa del Vaudreuil, che trascurò di far porre sentinelle, come aveva consigliato il Montcalm, e dell'intendente Bigot. La strage, contro i patti della capitolazione, dei prigionieri inglesi dopo la resa di Fort William Henry, avvenne malgrado i suoi veementi sforzi.
Generale (Westerham, Kent, 1727 - Quebec 1759); dapprima servì in marina (1741); fece poi la campagna di Fiandra (1743) e combatté a Falkirk (1745) e a Drummossie Moor (1746) contro l'armata del pretendente stuardista Carlo Edoardo. Rientrato in marina (1753), si occupò di questioni tecniche, e mise in opera un sistema di manovre che rimase per molto tempo classico. Inviato nel Canada, si distinse nella presa di Louisburg (1758); al comando della spedizione contro Quebec, vinse L.-J. Montcalm ai Plains of Abraham, dove fu ferito mortalmente.
Dopo la scoperta di Giovanni Caboto, le regioni canadesi divennero nel corso del sec. XVI oggetto di viaggi e di tentativi di colonizzazione da parte dei Francesi. Ma i risultati pratici erano nulli o quasi, sicché al principio ancora del Seicento, le pretese della Francia su tutta quella parte dell'America del Nord (che nella carta dell'epoca si chiamava Francesca o Canada o Nuova Francia, ed abbracciava ben più dell'odierno Canada, e cioè tutto il territorio tra la Florida spagnola e l'estremo settentrione), non avevano altra corrispondenza nei fatti che la pesca delle balene e del merluzzo nelle acque settentrionali e il commercio delle pelli d'orso e di castoro. Le basi prime della colonizzazione venivano poste solo nel Seicento, per merito di Samuele di Champlain. Fu uno sviluppo rapido, promosso dalle grandi Compagnie (la Compagnia della Nuova Francia e la Compagnia dell'Occidente) e dal volere del Richelieu prima, del Colbert poi. Ricordiamo come la penetrazione fosse, tutto sommato, fittizia. Scarsissimi di numero i coloni; contrari allo sviluppo economico d'un paese nuovo i sistemi adottati dai Francesi, sia con il regime feudale della proprietà, sia con l'eccessiva potenza del clero, sia con la completa mancanza di autonomia amministrativa locale e di libertà politica. Brillante nell'apparenza, l'espansione francese mancava di base; e doveva fatalmente essere sopraffatta dalle assai più solide colonie inglesi dell'America del Nord, tanto più in quanto la potenza francese in Europa cominciava, dalla fine del sec. XVII, a declinare. Già all'inizio del sec. XVIII, la guerra detta "della regina Anna" (1702-1713) dava all'Inghilterra con la pace di Utrecht (1713) l'isola di Terranova e la Nuova Scozia; poi, a mezzo secolo di distanza, la guerra riprendeva sul suolo americano (1754) prima ancora che fosse dichiarata tra i governi metropolitani.
Per un certo periodo, i francesi mantennero il sopravvento in Nord America, ma le cose presero una piega diversa con l'ascesa al potere a Londra di William Pitt. A differenza di molti funzionari governativi, Pitt non considerava le colonie americane semplicemente come ricettacoli per gli inglesi indesiderabili: era consapevole del loro valore economico, sia per le importazioni che le esportazioni, e, inoltre, non intendeva cedere alcun possedimento all'arcinemico francese senza lottare. Pitt inviò altre truppe in Nord America, mentre si occupava della guerra sul continente sovvenzionando la Prussia. La Royal Navy riuscì a limitare i rinforzi per i francesi, ma la chiave per isolare completamente il Canada era la città di Quebec.
Pitt progettò un attacco in Canada su quattro direttrici: attraverso i laghi Erie, Ontario, Champlain e risalendo il fiume San Lorenzo. I francesi, nonostante un'importante vittoria ottenuta al forte Ticonderoga, sulle rive del lago Champlain, avevano perso il porto chiave di Louisburg, sull'isola del capo Bretone, che proteggeva il golfo del San Lorenzo: era da qui che sarebbe cominciato l'attacco su per il fiume, con circa 9000 soldati inglesi (più una manciata di guide indiane) comandati dal maggior generale James Wolfe. Questi, per essendo ancora giovane, si era distinto nella guerra di successione spagnola e aveva condotto alcune incursioni vittoriose lungo la costa francese. A Quebec, egli aveva di fronte due uomini: il comandante militare, maggior generale Louis-Joseph, marchese di Montcalm, e il governatore e comandante in capo, marchese di Vaudreuil; il primo comandava le truppe francesi, il secondo controllava la milizia canadese e i regolari coloniali. Insieme, disponevano di 12.000 uomini. Vaudreuil aveva il comando supremo, ma era del tutto privo di esperienza militare, mentre Montcalm era considerato in Francia e in Canada un generale di talento. I due uomini si disprezzavano apertamente, facendo intendere che all'avvicinarsi degli inglesi vi sarebbe stata ben poca collaborazione, se mai ve ne fosse stata, all'interno del comando francese. Quebec sorge sulla riva nord del San Lorenzo, su un promontorio creato da questo fiume e dal suo affluente St. Charles, un corso d'acqua molto più piccolo. La città, affacciata su una scogliera che domina la loro confluenza, era protetta da alte rocce ben difese lungo la riva a valle (in direzione est-nord-est); inoltre, proprio dove i due fiumi si uniscono, inizia il lungo estuario verso l'Atlantico, mentre immediatamente a monte il San Lorenzo diviene quasi impraticabile. Quindi, l'unico approccio possibile a Quebec è da ovest, lungo la riva nord attraverso le pianure di Abramo, ma agli inglesi sembrava impossibile riuscire a sferrare un attacco da quella parte. Cannoni posti sulla riva meridionale avrebbero potuto bombardare la città, ma sia Montcalm che Vaudreuil ritenevano che le loro forze fossero troppo esigue per destinarne una parte a tenere quella posizione; inoltre, l'inverno era in arrivo, e il fiume gelato avrebbe impedito alla flotta e all'esercito britannici di avvicinarsi. Tutto sembrava quadrare, tranne che per un presupposto errato: che le navi inglesi non fossero in grado di navigare sul fiume a monte di Quebec. I primi contingenti inglesi arrivarono verso la metà di giugno 1759, mentre Wolfe giunse alla fine dello stesso mese, occupando rapidamente la riva meridionale e l'isola di Orleans, poco più giù sul fiume, per servirsene come base principale. L'artiglieria britannica cominciò a lanciare granate sulla città, ma ciò servì più a demoralizzare i difensori che a infliggere seri danni. Nella notte del 28 giugno, i francesi diedero fuoco a diverse imbarcazioni e le spinsero nella corrente contro la flotta inglese, ma i risultati furono trascurabili.
Dopo avere osservato a fondo le difese francesi sulla cima della scogliera, Wolfe prese in esame e scartò diversi piani. Alla fine di luglio, egli ordinò di occupare una ridotta posta in posizione più bassa, sperando in tal modo di attirare fuori i francesi per riprendersela, ma lo scarso coordinamento e le condizioni atmosferiche fecero fallire l'operazione. Per tutto il mese di agosto, Wolfe inviò reparti di ranger americani a distruggere le fattorie e i raccolti nella zona con l'intento di nuocere al morale dei francesi, ma anche questa volta senza risultati, a parte la soddisfazione degli americani nel ricambiare il trattamento ricevuto per anni dalle tribù indiane alleate dei francesi. L'unico aspetto positivo delle operazioni inglesi di agosto fu la scoperta, da parte della Royal Navy, della possibilità di condurre le navi oltre le deboli batterie costiere di Quebec e attraverso gli stretti passaggi prima ritenuti intransitabili. Quando Wolfe chiese suggerimenti operativi ai suoi ufficiali, la proposta unanime fu di oltrepassare la città, entrando nelle pianure di Abramo, ed egli, il primo settembre, si dichiarò d'accordo con loro: se non altro, ciò avrebbe permesso alle forze inglesi di intercettare le linee di comunicazione tra Quebec e Montreal. Tuttavia, le scogliere lungo il fiume, anche a monte della città, costituivano sempre una sfida per gli invasori; questo fatto, aggiunto ai continui attacchi a valle, mantenne l'attenzione del marchese de Montcalm concentrata in tale direzione. Per una settimana prima dell'assalto, gli inglesi rimasero inattivi, e questo ingannò i difensori. Nella notte tra il 12 e il 13 settembre, le sentinelle francesi lungo la riva a rischio vennero informate dell'arrivo di un convoglio di rifornimenti provenienti da Montreal sul fiume; nessuno disse loro, però, che l'operazione era stata cancellata, perciò, quando cominciarono ad apparire le imbarcazioni inglesi, i francesi non se ne preoccuparono troppo. Un ufficiale britannico che parlava francese distrasse le sentinelle fino all'ultimo momento, quando ormai gli attaccanti stavano risalendo uno stretto sentiero verso la sommità della scogliera, mentre a valle un bombardamento diversivo continuava a mantenere da quella parte l'attenzione dei francesi. Al mattino presto, quando Montcalm seppe del riuscito sbarco, le forze inglesi si stavano già mettendo in formazione davanti alle mura alquanto cadenti poste a difesa di Quebec.
Se Montcalm avesse atteso che le truppe delle fortificazioni a valle arrivassero a dare man forte alla guarnigione, avrebbe avuto maggiori possibilità di far fronte ai 4400 soldati regolari britannici che marciavano sulla città: invece, decise di uscire alla testa di truppe più o meno equivalenti di numero, ma composte soltanto per circa la metà da regolari, mentre il resto erano miliziani. I primi combattenti francesi a giungere sulla scena furono la milizia canadese e alcuni indiani, che aprirono un intenso fuoco di fucileria. Wolfe disse ai suoi di gettarsi a terra per evitare le pallottole. A metà mattina, dopo aver schierato le truppe, Montcalm ordinò di avanzare. La milizia tirava da una distanza troppo grande per provocare danni, mentre gli inglesi continuavano a giacere al suolo senza sparare. Muovendosi in avanti, le linee francesi cominciarono a perdere la compattezza. I miliziani facevano fuoco e poi si mettevano in ginocchio per offrire un bersaglio più piccolo mentre ricaricavano; i soldati regolari sparavano tutti insieme, ricaricavano e continuavano a marciare. Combattendo in due modi diversi, le truppe miste si ritrovarono scompaginate ancor prima dì giungere a portata dei moschetti avversari. Quando i francesi furono a poco più di 50 metri, gli inglesi si alzarono e spararono una salva dopo l'altra, mantenendo un fuoco costante; quando la distanza si accorciò a meno di 40 metri, lo schieramento britannico fece dieci passi avanti e sparò una raffica che annientò definitivamente le linee nemiche. L'intero combattimento era durato non più di un'ora e mezza. Durante la battaglia, la tragedia colpì entrambi gli schieramenti: Wolfe venne colpito dalle pallottole di un cecchino, prima al polso, poi all'addome, infine al petto, e morì sul campo; poco dopo, anche Moltcalm rimase ferito, probabilmente dalla mitraglia dei due cannoni issati dagli inglesi sulla scogliera. Fu portato in città e sopravvisse fino alle prime ore del mattino seguente. Anche se le truppe che avevano tenuto le difese lungo le scogliere a valle cominciarono presto ad arrivare a Quebec, non si fermarono; il governatore Vandreuil la abbandonò poco dopo la morte del marchese di Montcalm, il 15 settembre. Il 18 settembre, gli inglesi, ora al comando di George Townshend, entrarono nella città dopo averne accettato la resa.
La sconfitta francese del 13 settembre 1759 nella pianura dell'Abraham sotto Quebec, per opera del Wolfe su Montcalm, e la resa di questa città (cui seguiva l'anno dopo quella di Montreal) distruggevano per sempre il sogno francese d'un immenso impero nord-americano: l'8 settembre del 1760 il marchese Vaudreil consegnava alla corona britannica il Canada con tutte le sue dipendenze. La pace di Parigi del 1763 riconosceva il Canada all'Inghilterra; mentre la Louisiana, sotto il cui nome si comprendeva una regione ben più vasta dell'attuale, nel 1769 veniva ceduta dalla Francia alla Spagna per compensarla della perdita della Florida, e, restituita alla Francia nel 1800, veniva tre anni dopo venduta agli Stati Uniti. Essa entrava così a far parte dell'Unione nord-americana mentre il Canada ricongiungeva definitivamente la sua storia a quella coloniale dell'Inghilterra.
A partire da quella data, gli inglesi consolidarono il proprio potere sulla metà orientale del Nord America, anche se mantennero le colonie americane distinte dal Canada. Benché a Quebec combattesse un esiguo numero di truppe americane, per il resto della guerra la milizia americana e i soldati regolari britannici operarono per lo più insieme: quest'impegno comune, aggiunto alle spese affrontate dal governo inglese per difendere le colonie, avviò rapporti durati un decennio e mezzo, che cominciarono nella maniera più amichevole finirono nel 1775 con una rivolta. Gli americani ritenevano di essersi estremamente impegnati nella guerra franco-indiana e che la vittoria fosse loro come di chiunque. «Ed ecco il paradosso: un più alto sentimento di orgoglio di essere inglesi da parte dei coloni si associava a una maggiore determinazione di cavarsela da soli e difendere i propri diritti». Dopo centocinquant'anni in cui erano rimasti quasi ignorati da Londra, i coloni aveva acquisito un senso della libertà troppo grande per sottostare alle pretese che il Parlamento cominciò ad avanzare subito dopo la guerra. In assenza di un nemico comune e con la nascita di gravi dissensi sulle tasse e le procedure governative, sembrava che le colonie americane fossero destinate a ribellarsi. La battaglia di Quebec consegnò agli inglesi il Canada, ma mise anche in moto una serie di avvenimenti che, alla fine, tolsero loro l'America.
Tratto da:
"The British Colonies in America", G. M. Dawson, Londra 1892
"Canada", E. W. Elcington, Londra 1910
"Canada", A.E. Copping, Londra 1911
"Canada and Newfoundland", H. A. Amy, Londra 1915
"Le cento battaglie che hanno cambiato la storia", P.K. Davis, Newton, Roma, 2003